Caso Marzamemi: i turisti si lamentano, ma il sindaco nega l’evidenza
Centinaia di persone stanno parlando del caso Marzamemi sollevato dalla nostra testata giornalistica, con un articolo che ha indagato sul caro-prezzi dei ristoranti e la perdita di identità gastronomica del borgo in provincia di Siracusa. Ci sono arrivate testimonianze perfino dall’Olanda, insieme a centinaia di tangibili e comprovabili segnali di approvazione. Il problema esiste, dunque, senza ombra di dubbio. Ma non per Roberto Bruno, il sindaco del comune di Pachino, sotto cui rientra l’amministrazione di parte di Marzamemi.
Lo dimostra la replica che ha vergato dopo questa sollevazione popolare digitale.
Bruno si dice stupito dal contenuto dell’articolo, il quale riporta sentimenti avversi verso la ristorazione di Marzamemi già ampiamente espressi su diversi siti. Non ha mai letto, per esempio su TripAdvisor, quanti si lamentano dei prezzi alti dei ristoranti del posto? Non ha notato da quanto tempo viene segnalato il fenomeno su Internet, ben prima del nostro articolo? Oppure ha semplicemente snobbato queste voci critiche? Da qui, la valutazione del nostro articolo come “devastante sul piano dell’immagine di Marzamemi”: si preoccupa dunque per l’immagine del posto, non per i problemi reali che sono stati documentati e segnalati.
Emerge poi la filosofia politica di Bruno: l’articolo “offre un’immagine pacchiana del borgo, che è tuttavia lontana dalla realtà, per fortuna, come è attestato dalle ripetute visite di personaggi del calibro di Gerard Depardieu, Giorgio Armani, Roberto Benigni, Enzo Cucchi (che a Marzamemi ha persino preso dimora)”. Se ne ricaverebbe che a Bruno interesserebbero i ricchi e famosi, non la gente normale. Per il sindaco ad “attestare” la dignità di un luogo sarebbero i benestanti di successo, non le famiglie che vivono la comune vita di tutti i giorni. Cosa dovremmo evincere? Che i prezzi dei ristoranti sono così alti perché Marzamemi si rivolge soltanto ai Paperoni e non alla povera gente?
Abbiamo già avuto modo di stigmatizzare queste genuflessioni al fascino dei vip nel nostro speciale su Lipari, ritenendole “soltanto residue manifestazioni di provincialismo periferico”, “perché soltanto uno sguardo da provinciale può concentrarsi sulla presenza di qualche personaggio noto, distraendosi dal resto: in una grande città continentale nessuno ci farebbe tanto caso, anzi, farebbe sorridere sentir definire Roma in primo luogo come città dei famosi o Venezia come meta dei vip”. Quindi, come già chiesto per la povera incolpevole Lipari, liberiamo anche Marzamemi “da questa sudditanza psicologica e freghiamocene altamente se qualche solito noto viene a fare i bagni da queste parti”.
Anche perché questo utilizzo dei vip per dare lustro a un luogo mi ricorda tanto l’ex ministro Ignazio La Russa, quando fece parlare tanto di Ragalna, piccolo centro turistico in provincia di Catania, proprio perché ci portò per qualche anno un po’ di gente famosa. I commentatori notarono che era una peculiarità della Destra affiancarsi ai vip: ma questo sindaco non dovrebbe essere di centro-sinistra?
Al contrario di Bruno, per noi i veri vip sono le persone che lottano per una dignitosa sopravvivenza, ovvero la vera maggioranza del Paese.
Very Important Person sono coloro che con la famiglia fanno fatica ad arrivare a fine mese, ma senza per ciò negarsi la Bellezza: per tale motivo anche queste persone vengono a Marzamemi, senza però potersi permettere il lusso di sedere al tavolo di un ristorante, respinti da prezzi folli e ingiustificati. Sono tanti, tantissimi che vengono in paese soltanto per una passeggiata o al massimo un gelato, quello che le finanze possono permettere a una famiglia numerosa. Non sarebbe male se Bruno ogni tanto distogliesse lo sguardo ammirato dai Vip e lo rivolgesse anche a queste persone e magari le ascoltasse pure, ne leggesse le lamentele, ne raccogliesse le critiche.
E’ significativo che Bruno abbia messo sulla home della propria pagina Facebook una foto in compagnia di Lello Analfino dei Tinturia, ma mi chiedo se abbia mai ben ascoltato cosa canti nei suoi brani di fiera e ironica denuncia.
Chissà se Bruno avrà sentito bene il testo dell’ultimo successo della band intitolato Precario, quando recita “io credevo d’esser Dio, andavo a scuola dritto, felice e sicuro di non chiedere mai; poi un giorno arrivò lei che mise in discussione la mia religione infilando me stesso; Io le dicevo sai che cosa ti farei se fossi milionario champagne e gioielli ma sono ridotto con l’acqua alla gola; sono precario lo so, quello che posso darti amore ti darò senza brillanti, tanti rimpianti bevendo vino con gli amici scorderò”.
Bene, sono proprio i precari cantati da Lello Analfino quelli che non possono permettersi i prezzi di un pasto completo a Marzamemi. Lello li conosce bene, perché li frequenta e li ascolta: lo dico per esperienza diretta, visto che, per ironia della sorte, da due anni vengo chiamato da lui come regista per contribuire alla messa in scena dei suoi spettacoli, compreso quello voluto dal sindaco che adesso mi contesta. Sono certo che Lello sarebbe ben felice se il sindaco sostituisse la sua foto in home page, cambiandola con una in cui si faccia vedere al fianco di un precario, mostrando il medesimo autocompiacimento. Un precario al quale magari Bruno potrebbe offrire una cena, tanto per capire quanto costi avere un ospite in un ristorante di Marzamemi.
Le gaffe di Bruno però non sono finite. Si spinge a dire che l’articolo pubblicato da questa testata sia “il frutto di un’opinione personale, esclusivamente soggettiva”. Giro questa sua considerazione alle centinaia di persone che hanno manifestato il proprio gradimento allo stesso articolo: sappiate cari lettori che voi per il sindaco siete invisibili e che il vostro dissenso critico è insignificante. Quasi 800 like, al momento in cui scriviamo, espressi a favore dell’articolo pubblicato sul nostro sito, non hanno alcun valore per Bruno: eppure lui lo usa eccome questo social… dunque il giudizio della Rete per il sindaco vale soltanto quando è positivo? Il disagio di centinaia di persone a cui abbiamo dato voce, viene snobbato dal primo cittadino?
Qualcuno dica a Bruno che quei like provengono da centinaia di persone che frequentano la sua Marzamemi e hanno riscontrato gli stessi problemi segnalati dall’articolo. Se per lui sono niente, allora i frequentatori di Marzamemi adesso sanno di quale considerazione godano da parte del sindaco.
Bruno incalza: “a fronte di un giudizio negativo (e assolutamente non condivisibile) ne esistono per fortuna diversi di parere opposto”. Fa evidentemente riferimento ai commenti di parte postati sulla sua pagina Facebook dai propri sostenitori: ha bisogno di arringare gli adepti per dare spessore a una replica? Ha necessità di scatenare i sostenitori, per dare forza alla sua risposta? Tutto ciò ricorda ben altri esercizi del potere, di cui non si sente la mancanza.
Bruno prosegue: “il sapore passatista dell’articolo non è nemmeno commentabile”. Curiosa argomentazione, per uno che è laureato in Storia. Perché proprio a quella abbiamo fatto riferimento, la Storia di Marzamemi che a quanto pare al sindaco appare soltanto con un’inutile anticaglia da cancellare. Bruno riapra invece i libri su cui si è laureato e vedrà quante preziose testimonianze troverà sul valore del Passato per costruire il Futuro.
Bruno ancora giudica inaccettabile “l’insinuazione di un improbabile cartello fra i ristoratori di Marzamemi (che, se esistesse veramente, contribuirebbe certamente ad aumentare la già alta qualità dei servizi esistenti presso la stragrande maggioranza dei ristoranti del luogo)”. Prendiamo atto che il massimo rappresentante locale dello Stato si dichiara a favore di un cartello vessatorio rivolto ai danni dei cittadini. Questo sì che “non è nemmeno commentabile”, anzi, il commento lo lasciamo proprio ai frequentatori di Marzamemi.
Altra perla di Bruno: “a ben leggere il Suo articolo, mi viene il fondato dubbio che Lei si sia semplicemente soffermato davanti ad un ottimo take away”. No, Bruno non lo ha ben letto l’articolo, perché si riferisce di una scrupolosa analisi di tutti i locali del centro.
Il seguito di Bruno è che si tratti di una “ripicca nei confronti di un’eccellenza enogastronomica vantata a ben vedere anche dalle pagine nazionali del Corriere della Sera (ieri, 18 agosto)”. Da abbonato del Corsera e accanito lettore (anche) di quotidiani, mi era sfuggita la presenza di un articolo che vantasse Marzamemi. Andando a rileggere il giornale cosa ritrovo? Un pezzo (che avevo ovviamente già letto) in cui viene intervistata un’esponente della famiglia Campisi che parla del suo impegno per il rilancio di un’azienda conserviera. Ma si rende conto Bruno? Conosce la differenza tra un ristorante e un prodotto in scatola? E la differenza tra un articolo che parla di imprenditoria privata e un altro incentrato invece sui servizi di ristorazione al pubblico? Cosa c’entra citare un articolo collocato in una pagina che parla di giovani e lavoro per raffrontarlo con un pezzo incentrato sulla gastronomia espressa? La beffa è che ancora una volta si parla sì di eccellenze gastronomiche a Marzamemi, ma soltanto per i prodotti in scatola… ovvero, esattamente ciò che abbiamo scritto noi! Grazie per il sostegno alla nostra tesi, sindaco.
Infine, la solita trita accusa che si rivolge a chi non è d’accordo, ovvero che il sottoscritto “si sia voluto vendicare per un servizio salato”. L’accusa sarebbe grave e pretenderebbe ben altre sedi per essere approfondita, se non facesse invece sorridere. Nella cultura (?…) dei politici, c’è un solo modo per rispondere a una critica avversa: accusare chi li contesta di essere prezzolato o etero-diretto. Lo stesso tenore dei commenti dei sostenitori del sindaco, i quali evocano sospetti di corruzione materiale o fantascientifiche ipotesi di inciucio con gli oppositori. Nessuno che abbia l’onestà intellettuale di riconoscere l’esistenza di giornalisti liberi che rispondono soltanto alla propria coscienza e si mettano al servizio esclusivo del lettore. Cosa dobbiamo pensare: che gli dia noia la stampa libera? Che gli dia fastidio il diritto di critica? Gli interessa soltanto il pensiero unico, purché sia il loro?
Così facendo, Marzamemi perde una piccola occasione: quella di riflettere su se stessa e rendersi più vivibile. Chi rivolge una critica, non è necessariamente un nemico da combattere: può anche essere una voce da ascoltare. E ascoltare non ha mai fatto male a nessuno.
Bruno, chiudendosi in trincea con i propri soldati, sta perdendo l’occasione di ascoltare non la voce nostra, bensì di quelle centinaia di persone innamorate di Marzamemi che chiedono soltanto di non sentirsi cittadini di serie B davanti alla famelicità dei ristoratori.
Infine, Bruno mi rivolge l’invito a tornare “nuovamente a Marzamemi: mi offro personalmente di farLe da guida del posto come mio ospite”.
Invito che non posso e non voglio accettare.
Non posso perché un giornalista Professionista obbedisce a una severa forma di etica chiamata deontologia, tra i cui dettami di buon senso c’è la doverosa lontananza con la politica, a garanzia dell’indipendenza di chi scrive e della corretta informazione di chi legge.
Ma non voglio accettarlo anche perché non c’è altro da vedere oltre quanto ho già scritto: se e quando cambierà qualcosa, tornerò ben volentieri e sarò felicissimo di scriverne bene.
L’invito quindi lo ribalto. Sono io a invitare il sindaco a uscire dal suo guscio e aprirsi al mondo.
Vada a studiare la ristorazione di Napoli, per esempio, per rendersi conto di come si possa offrire un pasto completo di altissimo livello a 12 Euro. Vedrà così che anche i suoi amati vip affollano i locali popolari di Napoli, quelli che invece mancano a Marzamemi: non lo fanno per risparmiare, ma perché lì risiede la vera anima di una città che il passato lo valorizza, anziché disprezzarlo.
Lo stesso accade a Genova, dove in tutta la città i ristoratori ridono in faccia all’alta cucina e si preoccupano di fare pagare il giusto agli avventori.
Una preoccupazione per i prezzi che è in cima perfino ai pensieri di alcune osterie di quella Venezia che azzanna i turisti a ogni passaggio.
Se poi non volesse andare troppo lontano, basta raggiungere un altro borgo marinaro della costa orientale della Sicilia pure questo sfigurato in nome del turismo, Aci Trezza: anche lì in tanti provano a spennarti, ma se sai cercare e distinguere, trovi comunque le trattorie dove il prezzo è buono come il cibo.
Come accade nelle Egadi e in tanti altri posti dell’Isola in cui tutti hanno la possibilità di sedersi a un tavolo secondo le proprie disponibilità, anziché dover guardare gli altri.
Nel frattempo ci auguriamo che Bruno abbandoni la pratica di fare quadrato con gli accoliti, aprendosi invece con coraggio anche al pensiero di chi non la pensi come lui: da un ragazzo di trentanove anni che appartiene al partito di un rottamatore, ci si aspetta anche questo.
Ma soprattutto ci si aspetta che un esponente delle istituzioni abbia orecchie per tutti e capacità di autocritica: nel caso non lo avessero informato, è così che funziona la democrazia.
Giusto affinché Bruno non finisca per essere giudicato lui, per i metodi politici, come un passatista: perché quello del muro contro muro per puri interessi elettorali è un passato sul quale non si può costruire niente.